Siamo entrati nell’ultimo trimestre dell’anno e quindi appare necessario fare delle valutazioni in ambito fiscale che potrebbero avere importanti riflessi finanziari.
Come tutti sanno il 30 novembre è prevista la scadenza per il versamento del 2° acconto delle imposte 2018 (il primo è già stato versato unitamente ai saldi per l’anno 2017).
Di norma il secondo acconto viene calcolato attraverso il metodo storico, cioè prendendo quali dati per il calcolo quelli derivanti dalla dichiarazione dei redditi relativi all’anno 2017 e ipotizzando che nulla cambierà. Quando verrà poi predisposta la dichiarazione dei redditi dell’anno 2018, si valuterà se tali acconti sono superiori all’imposta/contributo effettivamente dovuta (generazione di un credito) o inferiore (versamento a saldo).
Ci sono però svariati casi, in cui questo calcolo porta a versare un acconto, e quindi ad avere un esborso, molto superiore a quello effettivamente richiesto, con la conseguenza di versare degli importi che l’anno successivo diventeranno dei crediti, con conseguente penalizzazione finanziaria.
Vi è quindi una seconda metodologia di calcolo, detto previsionale, che permette di versare un acconto inferiore a quello calcolato con il metodo storico, che non sia comunque inferiore all’imposta dovuta per il 2018.
I casi che possono portare a questa seconda metodologia di calcolo possono essere molteplici:
– diminuzione dei ricavi nel 2018 rispetto al 2017: se per esempio nel 2018 c’è stata un’importante diminuzione dei ricavi rispetto al 2017 (in alcune tipologie di professionisti questo può essere dovuto non per forza ad una contrazione dell’attività, ma magari al cambiamento con cui avvengono gli incassi, per esempio prima l’incasso era immediato, poi diventa a 90 giorni, questo, in virtu’ del principio di cassa, vuole dire che il ricavo delle ultime fatture dell’anno 2018 diventerà tassabile solo nel 2019)
– costi piu’ elevati nel 2018 rispetto al 2017 (se per esempio se si è passati da una tipologia di lavoro prettamente presso il cliente, ad un lavoro con studio proprio)
– versamenti di contributi molto elevati (questo spesso accade nel secondo anno di attività, dove ci si trova, per quello che riguarda l’inps, a versare saldi e acconti pieni nel medesimo anno di imposta, ed avendo questi l’effetto di abbassare la base imponibile irpef dell’anno, con conseguente minore imposta dovuta
– passaggio da un regime fiscale forfettario ad uno ordinario (come sappiamo il regime forfettario non prevede l’applicazione della ritenuta d’acconto, mentre quello ordinario si, pertanto se nel 2018 si è passati al regime ordinario, effettuando una simulazione si potrebbe riscontrare che l’imposta dovuta per il 2018 si annulli per effetto delle ritenute d’acconto e quindi non vi sia imposta da versare o comunque risulti una imposta inferiore, rispetto a quella calcolata per il 2017)
Appare, quindi molto importante, in determinati casi, fare una valutazione previsionale delle imposte e contributi che effettivamente stimiamo di versare per l’anno 2018, per capire se queste non sono molto piu’ basse rispetto agli acconti 2018 calcolati con il metodo storico, così da evitare il credito per imposte/contributi.
Occorre comunque sottolineare che non bisogna abusare del calcolo con metodo previsionale, e quindi utilizzarlo solo laddove la differenza appaia consistente e acclamata; infatti se il versamento in acconto, poi dovesse risultare inferiore a quello effettivamente dovuto, riscontrabile nella dichiarazione dei redditi per l’anno 2018, occorrerebbe integrare il minor versamento mediante ravvedimento operoso e quindi con applicazione di sanzioni ed interessi.
Tutte le opzioni, i limiti e le altre informazioni riportate sono di tipo generico. Per una valutazione sul singolo caso, che esula dalla regola generale, occorre rifarsi alla normativa specifica di riferimento.